Navigare su Internet risulta una prassi quotidiana per una larga fascia della popolazione: gli adolescenti, per i quali il Web è una normale estensione dello spazio di socialità che inizia, per esempio, a scuola. Chi sviluppa però una dipendenza da Internet riversa in questa occupazione la maggior parte delle sue energie e del suo tempo, manifestando stress e comportamenti disfunzionali quando non riesce a connettersi, con delle conseguenze tangibili nelle sue relazioni personali e nei risultati scolastici o lavorativi. La dipendenza da Internet può associarsi anche a manifestazioni di ritiro sociale, per cui il paziente preferisce la vita virtuale a quella reale, si isola in se stesso e spesso presenta anche delle alterazioni nel ritmo sonno-veglia.
Se Internet da un lato dona senso all’esistenza di chi attraverso il Web viene confermato nel proprio narcisismo, dall’altro serve anche da riparo e rifugio a quegli adolescenti che, all’esterno, vengono rifiutati e che, per questo, subiscono una ferita narcisistica. È a questo punto che subentra il lavoro dello Psicologo, che deve offrire una valida alternativa allo spazio protetto rappresentato dalla propria camera e da Internet. Nello spazio della terapia, l’adolescente deve sentirsi accolto e deve potersi rispecchiare, in modo tale da autorizzare le proprie fragilità, i propri bisogni e desideri, anche quando sono più difficili da ammettere e suscitano più vergogna nella convinzione autoimposta che per l’altro possano essere inaccettabili. In questo modo la terapia favorisce una rinascita sociale e consente all’adolescente di superare i propri blocchi e riprendere il percorso evolutivo interrotto.